Mariella Chiarini

Andreuccio da Perugia dal Decamerone di G. Boccaccio

“Andreuccio da Perugia”, adattamento di Mariella Chiarini, della celeberrima novella del Decamerone di Giovanni Boccaccio. La nota vicenda del giovane perugino, un po’ sempliciotto, che esce per la prima volta da casa per recarsi a far commercio di cavalli in una città piena di sorprese e di insidie come Napoli, è stata sceneggiata in un dialogo che, pur riproducendo il linguaggio trecentesco, anche con inserti dell’autore stesso, risulta ben fruibile, grazie a qualche ritocco attualizzante e alla globalità del linguaggio, propria dell’espressione teatrale. L’incontro con l’oste alla locanda, l’arrivo al mercato, le avventure con la finta sorella “ciciliana” e con i ladri in chiesa, sono arricchiti da sonetti, messi in musica, di Cecco Angiolieri, Folgore da S. Gimignano, Guido Guinizelli e da un accenno alla sacra rappresentazione. Viene ampliato così il panorama della letteratura medievale che comprende, oltre alla grande narrativa del Trecento, la poesia realistico-borghese, il Dolce Stil Novo, la lauda religiosa. Spettacolo “Federigo degli Alberighi” – “Tofano e Ghita” due esempi significativi nell’ eterna commedia dell’esistenza che è il Decameron, nei suoi risvolti comici, grotteschi, eroici, elegiaci, recitata dall’intelligenza e dall’ingegno, con il fondamentale movente dell’amore. Assistiamo allo struggente amore di Federigo degli Alberighi descritto con un’eccezionale attenzione ai motivi più segreti e sostanziali del sentimento umano. Accanto alla sua liberalità nel donare e nel comportamento, troviamo la liberalità e magnanimità nell’amore, un amore che ritiene tanto dell’antica etica feudale, ma che è concreto, vivo, legato alla realtà circostante. E’ legato all’antica etica in quanto è considerato non sentimento a sé stante, ma un aspetto ed una manifestazione dell’animo cortese. Federigo ama così perché è nobile d’animo. Si celebrano qui ideali e correnti di pensiero che avevano animato per secoli la cultura occidentale; ma le virtù cavalleresche sono cantate nel momento stesso in cui sono corrose nell’intimo dal trionfo di un mondo diverso che vi imprime un significato ed un timbro nuovi. E’ qui la novità: la nuova società, il nuovo spirito “borghese”, con cui e’ rivissuta la civiltà aristocratica del Medioevo. La nobiltà d’animo, è vero, viene anteposta alla ricchezza, ma Federigo da eroe purissimo e disinteressato dovrà almeno un poco imborghesirsi e divenire “buon massaio” della ritrovata agiatezza.